domenica 9 ottobre 2016

DALLA FANTASCIENZA A "IL VILAGGIO DEL TEDESCO"

"CHI NON GUARISCE PER TEMPO
 DALLA PESTILENZA INTEGRALISTA 
E' 
UN UOMO PERDUTO 

PER I SECOLI DEI SECOLI"
(Boualem Sansal)

Io adoro la Fantascienza, sia in film che in libri da quando tornando dall'Università di Torino, complice un treno col solito ritardo degli anni '70, ho acquistato in edicola (e letto d'un fiato!) un'Urania Mondadori cioè "H su Los Angeles".
 Da allora, scatto a comperare o a scaricare qualsiasi libro di fantascienza che mi sconfiffera: qualche mese fa, così ho letto di questo autore algerino (Boualem Sansal) che non conoscevo affatto e che ha suscitato tanto scalpore nel suo nuovo libro (profetico?) "2084. La fin du monde!"

Be', trovare nello stesso titolo il numero che fa riferimento chiaro al capolavoro di Orwell 1984 e il concetto di apocalissi, leggere che si parlava di un futuro non tanto futuro trionfo totale dell'Islam e dei dubbi del protagonista sul governo totalitario come in Fahreneit 451 per il pompiere incaricato di bruciare i libri colpevoli di infettare ideologicamente e costantemente, mi ha fatto partire della quarta per acquistare il libro.


Mi metto al mio fido Lap per scaricarlo ( da poco sono passata al Kobo), ma con mio sommo dispiacere vedo che non era ancora uscito l'epub, ma dello stesso autore era disponibile "Il villaggio del tedesco".
In attesa acquisto questo e intanto mi vado a leggere qualcosa sull'AUTORE: Boualem Sansal, nato ad Algeri nel 1949 (quindi quasi mio coetaneo!) e residente proprio in Algeria nonostante le difficoltà incontrate per le sue critiche al fondamentalismo islamico e ai suoi pericoli. E' autore di lingua francese e proprio in Francia ha ottenuto il suo successo giungendo col suo nuovo libro, 2084, a vincere il -Grand Prix du roman 2015 de l’Académie française-.
E allora penso che viste le carte dell'autore, posso accingermi interessata e curiosa a leggere "Il villaggio del tedesco": che sorpresa, che profondità, che capacità di analisi! che trama!
La storia gira attorno a 2 fratelli di origine algerina che vivono in FRANCIA, ma con storie di vita profondamente diverse.
Da una parte c'è il maggiore, l'ingegnere ben inserito, naturalizzato francese, dall'altra Malrich che vive di espedienti in una delle periferie degradate, nelle banlieu ogni tanto teatro di rivolte e scoppi improvvisi di ribellione e comincia, sempre di piu' a sentire il richiamo dei -fratelli- fondamentalisti.
La lotta per l'esistenza, tra espedienti e furtarelli, di Malrich viene ad aggravarsi per l'abbattersi su di lui della notizia che il fretello si è suicidato. Come! Come?
Il fratello -a posto-, ingegnere, ben inserito, apparentemente senza problemi, si è tolto la vita?!!!
Ecco allora, l'indagine di Malrich all'interno dell'indagine condotta da Rachel che vuole sapere...chi era il padre.
Sì, perchè i due fratelli erano stati travolti dalla notizia che i due genitori ancora viventi in Algeria in un piccolo villaggio sono stati massacrati con 30 persone da terroristi. Siamo nel 1994 ed è l'inizio di quella profonda trasformazione islamizzante che travolge l'Africa del Nord e minaccia di arrivare anche in Europa.
 Lontano comunque dal pensare e sospettare cosa lo aspetta, Rachel parte per la sepoltura dei genitori, ma arrivato al paese, non trova nell'elenco dei caduti il cognome del padre; comincia con le domande e viene a scoprire che il genitore non era algerino come aveva sempre creduto, ma tedesco e seguendone le mosse a ritroso in Germania, viene a sapere che era un criminale nazista e che aveva commesso quelle atrocità di cui aveva solo sentito parlare, ma che credeva lontane da lui.
Proprio per questo il padre era fuggito dalla Germania e aveva trovato rifugio in Algeria dove aveva partecipato all'indipendenza del paese dalla Francia, assumendo poi il nome arabo e diventando addirittura capo villaggio.
Rachel non riesce a sapere e basta, vuole conoscere tutti i particolari di un - mostro-, mostro non tanto per quello di terribile che aveva commesso, ma perchè ci aveva tranquillamente convissuto, sfruttandone le potenzialità, mascherandosi e non cercando mai una qualsiasi forma di confessione e/o di perdono. Rachel risulta sconvolto da questa consapevolezza: si sente responsabile, colpevole e ne è travolto; ritorna in Francia ma non riesce piu' a sopportare la normalità, perde la famiglia e il lavoro, si allontana da tutto e da tutti e alla fine sconvolto da un'ondata di intollerabile disperazione, decide di colpevolizzarsi ed espiare, perchè ritiene che le colpe dei padri ricadano comunque sui figli.
Si rasa, si mette una specie di pigiama a righe, entra in garage, chiude ogni porta, accende la macchina e si gasa, così come il padre aveva fatto con centinaia di innocenti: la sua è la richiesta di perdono dell'agnello sacrificale!
Rimane Malrich: ha una vita instabile, in un breve lasso di tempo ha perso in maniera terribile (ma forse ancora comprensibile) i genitori, ed ora perde in un modo incomprensibile e apparentemente immotivato il suo unico legame, la persona stabile e precisa, il fratello.
Perchè??? Comincia ora il suo di pellegrinaggio nella memoria del fratello che viaggia nella memoria del padre...
 Trova il diario di Rachel e scopre tutto quello che è successo nella realtà e nella mente di lui: la cosa potrebbe spingerlo sulla stessa strada, eppure la reazione è diversa.
Malrich, il debole, diventa Malrich il forte: capisce che lui può fare la differenza e la differenza sta nel dire la verità, far sapere il perchè della morte del fratello, rifiutare le spinte fondamentaliste che lo accerchiano nel quartiere, comprendendo che la differenza tra passato e futuro è oggi!
Ecco le sue parole:
"Dopo una settimana ho capito, la sua storia è la mia storia, la nostra storia, è il passato di papà, dovevo viverla anch’io,  seguire lo stesso percorso, farmi le stesse domande, e mentre mio padre e Rachel hanno fallito, tentare di sopravvivere. Sentivo che era una cosa troppo grossa per me. Ho anche sentito, con grande forza, senza sapere perché, che dovevo raccontarlo alla gente. Sono storie di ieri, ma la vita è sempre uguale e perciò questo dramma senza paragoni può ripetersi."
Il romanzo che ha comunque radici profonde nella realtà riflette il pensiero dell'autore: Boualem sente la responsabilità di ciò che è stato  e di ciò che continua a sconvolgere il suo Paese dove il fondamentalismo e la sua profonda infiltrazione proprio dal 1991 continua ad avanzare. Sente che non deve fuggire e nonostante, le condanne le intimidazioni, non fugge; gira tutto il mondo per diffondere le due idee e parlare dei suoi libri, ma vive ancora in Algeria.
L'analisi psicologica dei 2 fratelli è profonda e trascina il lettore che vive dentro di loro la verità sempre piu' annichilente che sta venendo alla luce, prima sul padre, poi su quanto vissuto da Rachel.
Il romanzo è di profonda attualità e mi è piaciuto soprattutto perchè ci avvicina ad un mondo di cui sentiamo parlare (quello arabo in cambiamento) ma di cui conosciamo veramente poco perchè le ripercussioni di quello che succede là ci fanno sempre piu' paura.
Una frase del libro risulta terribile e squarcia il lettore: "Il silenzio è la perpetuazione del crimine, lo relativizza, gli sbarra la porta del giudizio e della verità e gli spalanca quella dell’oblio, della recidiva.”
In un'epoca in cui si preferisce cancellare-annullare-dimenticare e ultimamente, anche piu' comodamente negare, è duro, ma quanto vero, leggere questa frase: il silenzio, il non perdono, la cancellazione non annulla il crimine ma soprattutto non concede respiro alla Storia con la s maiuscola e alla storia piu' semplice di ciascuno di noi.
Oggi forse è di moda non pensare; basta leggere i blog e vedere quanti gridano "uffa" se si parla di nazismo, "basta" se si parla di ebrei/comunisti/omosessuali/ladricomuni sterminati nei lager, "che noia!" se si affronta anche con  foto ciò che è successo a 2 passi da noi nella perfetta e civile Europa a Srebeniza nelle fosse comuni non piu' tardi degli anni  tra il '90 e il 2000.
E, poi quando non si sa cosa dire e non si vuole pensare-sapere-perdonare-analizzare, basta chiudere gli occhi (e tentare di farli chiudere agli altri).
L'olocausto non è mai esistito.
I morti nei lager? Foto propagandistiche!
Il massacro de gli Armeni da parte dei Turchi? No e non parliamone se no si turba la Turchia!
Ebbene il negazionismo trionfa, ma Boualem ha detto no: Rachel è un simbolo e così anche Malrich.
Due strane mescolanze di Tedesco-Francese-Algerino-Mussulmano e non, che ci fanno riflettere e dire: "E NOI DA CHE PARTE STIAMO!

NOTA FINALE: Il libro "Il villaggio del tedesco ovvero il diario dei fratelli Schiller" è della Casa Editrice Einaudi (Collana Supercoralli- 2009- pg. 212 -ISBN 9788806195656) presenta una copertina un po' ambigua: una foto   in bianco e nero con contorno bianco di un uomo che cammina in un vicolo con diverse porte:  pare un monaco con cappuccio, ma attenzione. In realtà si tratta di un arabo nella sua tradizionale djellaba con cappuccio tirato sulla testa.

INFINE: per i piu' esigenti (o per i piu' curiosi) il sito della Einaudi offre anche un estratto-assaggio di alcune pagine del libro.

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