domenica 2 ottobre 2016

28 SETTEMBRE 2016 ORE 22-23: REYKYAVIK SENZA LUCI. ATTENTATO?

NO, certo che no...
Ma quella notte su Reykyavik i cieli avrebbero danzato in lunghe onde di svariati colori, e strisce ondulate gialle verdi cremisi con tutte le sfumature possibili  si sarebbero mosse ondeggianti pronte ad incantare coi loro ritmi e i loro dolci movimenti...

l'AURORA BOREALE...
un sogno,,,
un fascino ipnotico... il vento solare che sferza la Terra...

Per ben 2 volte l'ho inseguita nei cieli nordici e sono stata lassu' a cavallo tra dicembre e gennaio per poter vedere questo meraviglioso affascinante ma sfuggente spettacolo: eppure non ci sono riuscita. Una sera, il cielo era nuvoloso, un'altra piovigginava, un'altra finalmente la -chiamata- ... ed ecco il giro fuori Reykyavik verso Thingvellir per avere meno inquinamento luminoso, ma la fortuna non ci seguiva perchè siamo riusciti a vedere solo una leggera pallida inconsistente luminosità all'orizzonte, quella che la guida chiamò -aurora solare- cioè la traccia del Sole là sotto l'orizzonte.
Che amarezza! Che delusione!
Che rabbia! Che tristezza!

 E pochi giorni fa...ecco: l'alert emanato dal NOOA  era così forte da spingere il Consiglio Comunale della capitale islandese a prendere questa decisione epocale, SPEGNERE LE LUCI PER 1 ORA, dalle 22 alle 23.
Lo scopo? Permettere a tutti, turisti e non di alzare gli occhi al cielo e vedere senza schermi luminosi di alcun genere  lo splendore la ricchezza la magia l'anima della notte artica...le mille luci ondeggianti dell'aurora boreale.

Una decisione simile per un motivo simile avrebbe potuto essere presa in una città italiana, Roma o Milano o Napoli,  per esempio?
Forse sì in un raptus di amore per la scienza, ma certo la decisione sarebbe arrivata troppo tardi perchè le decisioni comunali non sono mai così repentine e  le accuse le incertezze sull'opportunità o meno della cosa sarebbero state così prorompenti da vedere l'assemblea ancora là riunita quando il fenomeno fosse nel frattempo già terminato.
Mi immagino le proteste: mi scippano, rompono le vetrine, saccheggiano i negozi, e i trasporti?, e chi pensa alle donne? E così via. E se la voce fosse trapelata. ecco in strada il corteo proaurora e quello contro a disperdere ogni bellezza ed ogni poesia... come sempre...
E intanto... tutto finito!

Raccontano le cronache che anche da noi fu vista l'Aurora Boreale, precisamente il 25 ottobre 1870 e colpito dalla cosa mai vista, e da qualcuno neanche mai sentita nominare, il poeta Aleardo Aleardi scrisse:

"Luci di sangue pel notturno cielo
Splende da raggi lividi ricorsa
Languono incerti sotto il rosso velo
I sette soli della gelid'orsa"...

Il poeta descrive poi la gente che scende in strada con gli occhi al cielo: il vecchio nonno con le mani tra i fragili e  radi capelli che disperato pensa ad un  grido del cielo,  ad una maledizione divina lanciata su Roma ...Tutti scendono discinti in strada e guardano il prodigio, certo un segno di Dio per ciò che il 20 settembre era accaduto proprio lì; gli Italiani avevano  osato attaccare e prendere Roma facendo fuggire il Pontefice!!!

Altri poeti sono  stati e sono affascinati da questa meraviglia naturale e le loro parole sono come preghiere.
La definicono "la luminosa danzatrice/ di una notte senza stelle" capace di "ricamare nel cielo di velluto/ arabeschi suggestivi". Di fronte ad essa ed al suo intero fluire, l'uomo è "muto/ incapace di parola proferire", ("Aurora boreale"- Nadia Freschi)

Oppure in "Aurora boreale" di Aurelia Tieghi:
"... è visione misteriosa o il progetto di un dio che parla?
le mosse del suo volto iridato ci avvolgono, ci salvano
in quello spazio-tempo abitiamo, nei bagliori dei suoi bargigli
fasci rosso fuoco  ci condensano di verde e giallo
enormi vortici di comete sempre brillano
 tra i ghiacci e sugli igloo!"

In una notte di luna nuova alzo gli occhi al cielo qui a Vercelli nel cortile di casa mia: si vedono delle stelle, poche, mentre predominano lassu' spazi enormi neri  vuoti e privi di luce... poi ricordo due cose...
...la notte che a Reykyavik tentammo di vedere l'aurora boreale uscendo dalla città. Appena fuori, ci fermammo in aperta campagna e spegnemmo le luci dell'auto. Dal nero intorno a noi emergevano spuntoni di lava e formazioni strane che assumevano contorni misteriosi e quasi inquietanti... poi alzammo gli occhi e... la bocca si aprì da sola, il silenzio fu d'obbligo.... Luci piu' o meno grandi, piu' o meno vibranti... un tappeto di stelle, un prato nero costellato di fiori brillanti... e Dio era vicino!

 Il secondo ricordo è piu' recente e risale a qualche settimana fa, quando ero in Nuova Zelanda e dormivo fuori Dunedin in una zona poco abitata nel villino di una farm.
Arrivati dalle nostre escursioni giornaliere verso le 21 (ricordo che laggiu' era inverno!) il buio era totale intorno e spente le luci dell'auto e muniti di pila, prima di entrare in casa, guardammo in su e di nuovo... uno spettacolo meraviglioso, forse ancor piu' spettacolare di quello che ricordavo per  l'Islanda: una strada di stelle pulsanti in una macchia lattiginosa (la Via Lattea) e le 4 stelle della Croce del Sud visibilissime e riconoscibilissime, soprattutto dopo la nostra visita al Planetario di Dunedin,

 Ora per tornare al discorso iniziale, mi manca l'aurora boreale che sembra un sogno, una speranza, una promessa,,,

Scientificamente per sapere quando sono piu' alte le probabilità che si presenti,bisogna connettersi al NOAA, National Oceanic and Athmosferic Administration, il centro  per il controllo  e la previsione  di fenomeni quali tsunami, uragani ed anche aurore, boreali o australi.
 Del NOAA abbiamo sentito parlare solo in occasione dell'eruzione dell'Eyjafjallajökull, il vulcano islandese che nel 2010 con le sue emissioni bloccò i cieli europei.
Ma il NOAA si preoccupa di tante cose e tra l'altro della lettura delle emissioni solari  e quindi della previsione delle aurore, stabilendo un alert, un'allerta di colore diverso, dal verde all'ambra fin al rosso intenso.


Da cosa dipende questo fenomeno sconcertante e meraviglioso al tempo stesso?
 E' il vento solare che scherza con la Terra  o meglio con la geometria  del suo campo magnetico e arrivando pieno di milioni, miliardi di particelle cariche elettricamente fa brillare i gas dell'atmosfera, assumendo a volte una tale forza da superare i fatidici 60° intorno a cui di solito si localizza per scendere a stuzzicare il sud del mondo, impreparato, incredulo e spaventato, come nel 1989 fino a Key West in Florida (USA) o nel febbraio del 1958 con la"grande aurora rossa".

Da sempre gli uomini sono stati spaventati affascinati attratti incuriositi terrorizzati dal fenomeno chiamato spesso semplicemente "Luci del nord- Northern lights": ne parlano gli antichi e addirittura Aristotele cercò di darne una spiegazione, parlando di vapori che si alzano dalla terra per illuminare il cielo. Ne avevano parlato esploratori provenienti da nord o allora le aurore erano visibili molto piu' a sud di oggi perchè i poli magnetici erano spostati?

Ma bisogna arrivare ai Vichinghi e alla loro mitologia per avere le prime interpretazioni mitiche: l'aurora era semplicemente  il riflesso del Sole sugli scudi delle valchirie che cavalcavano nei cieli, intorno alle battaglie, vagando alla ricerca di eroi da prendere e portare trionfalmente nel Walhalla.


Per gli Inuit (il termine con cui gli Eschimesi indicano se stessi) l'aurora boreale è un segno del regno dei morti: sono le anime dei bambini mancati per morte violenta o nel giorno del loro compleanno e a volte parlano anche di anime che danzano o giocano a palla con la testa di un tricheco, ricoperti di fasce luminose.

Secondo una belle leggenda finlandese, l'aurora è detta anche "revoltulet" o -fuochi della volpe-.
Infatti una  volpe magica era una volta in ritardo per l'annuale festival invernale e correva trafelata nella neve  ghiacciata delle montagne. Stanca per la folle corsa, la volpe abbassò la coda e questa strusciando contro il ghiaccio produceva scintille continue che sprizzando verso il cielo diedero origine all'aurora boreale, o meglio ai -fuochi della volpe-.


Rimane comunque il desiderio di vedere il regalo del nord, la leggenda vivente, la luce degli dei, la danza del cielo e forse in un eccesso di fortuna ricevere la grazia di "sentire" il suo canto, il sottofondo sonoro che a volte la accompagna, quel rumore attutito di battiti di mani, sibili, grida lontane che ha contribuito alla creazione delle leggende inuit e che ormai è anche stato registrato. La sua bellezza, la sua particolarità, il pensiero di ascoltarlo là soli nel buio di una notte artica illuminati solo dal tripudio di colori dell'aurora, emana un senso di paura e piccolezza dell'uomo di fronte alla magnificenza della natura.







1 commento:


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