martedì 22 novembre 2016

QUANTI SONO I NOMI DI DIO? 72, 33 O 9 MILIARDI?

ARTHUR CLARKE:

 "i nove miliardi di nomi di Dio- The Nine Billions Name of God"





Il lama di un convento tibetano assume il Dottor Wagner di un'importante società informatica americana allo scopo di farlo lavorare insieme ai suoi confratelli ad un progetto che li ha impegnati e li impegna in Tibe da almeno 3 secoli, per la precisione dalla data di fondazione del convento.
Per comprendere di cosa si tratta, il Dottor Wagner deve ascoltare senza pregiudizi ed ecco la sconcertante risposta:

"«È molto semplice, in realtà. 
Per trecento anni abbiamo compilato una lista che
conterrà tutti i possibili nomi di Dio.»"

Secondo il progetto iniziale, il lavoro avrebbe dovuto durare 1500 anni: usando un loro linguaggio segreto, i lama dovevano trovare, partendo dai nomi che gli uomini danno a Dio (come Gesu' o Essere Supremo)  i Suoi nomi nascosti.

Secondo l'idea dei monaci, programmare l'elaboratore non sarebbe stato difficile per Wagner e i suoi esperti e così la stampata avrebbe presentato quei nomi che loro da soli avrebbero ormai impiegato troppo tempo a trovare!

Il dottor Wagner era sotto choc: certo, era ancora lì nel suo ufficio in un grattacielo di Manhattan a New York, ma il suo cervello era ormai partito...era lì tra gli 8000, tra le montagne così alte da toccare il cielo e cercava di capire il perchè di tutto quel lavorio!


Poi si riscosse e fece presente che il problema piu' grande sarebbe stato quello di trasportare il loro Modello V(ultimo modello in fatto di elaboratori) fino in Tibet, ma anche qui i monaci sembravano aver pensato a tutto: smontare la macchina, trasportarla con estrema cautela e rimontarla in  loco sarebbe stato il loro compito. La ditta avrebbe da parte sua  dovuto solo inviare 2 tecnici per circa 3 mesi e...Wagner non fece in tempo ad aprir bocca per l'ultimo piccolo ma importantissimo (per lui) particolare, che il monaco già gli aveva dato una strisciolina di carta col numero del suo conto presso l'Asiatic Bank.

E infine, nessuna paura per l'energia elettrica: il convento già da anni aveva provveduto ad installare un generatore diesel molto potente...dunque? Tutto a posto!

Così l'operazione era partita ed ormai da mesi funzionava quello che era stato soprannominato -progetto Shangri-la- (dal nome del mitico paese eterno dell'Himalaya): il tecnico informatico destinato alla missione era partito ed ormai era quasi annoiato dalla vista meravigliosa sulle montagne circostanti di cui non aveva mai voluto neanche imparare i nomi, mentre le stampate si susseguivano una dietro l'altra, accolte in religioso silenzio dai monaci che le prendevano e le incollavano nei loro libri.


 Il tecnico di nome George era proprio stufo e sperava che nessun intoppo venisse a frapporsi tra lui e il suo mondo ed era arrivato a sperare addirittura di vedere le pubblicità in televisione tanto quel mondo gli mancava in ogni sua manifestazione.

Poi un suo compagno gli aveva detto che il Gran Lama gli aveva rivelato lo scopo del progetto... 

«Ecco, loro credono che quando avranno scritto sulla lista tutti i Suoi nomi, e
calcolano che ce ne siano circa nove miliardi, Dio avrà raggiunto il suo fine. 
La razza umana avrà portato a termine quel che era stata creata per fare, e non ci
sarebbe più senso a continuare. Anzi, la sola idea è già una bestemmia.»

Ed ecco la sorpresa finale ...

«E cosa si aspettano da noi? Che ci spariamo tutti?»
«Non ce ne sarà bisogno. Appena la lista è completa, Dio entra in scena lui,
chiude bottega… e addio!»
«Ho capito. Quando abbiamo finito il nostro lavoro ci sarà
la fine del mondo



I 2 tecnici a quella rivelazione cominciano ad essere un po' nervosi, non tanto perchè temono che sia vera la storia dell'apocalisse quanto perchè pensano che i monaci  messi di fronte al fallimento del loro progetto, possano prendersela con loro.
Così, decidono segretamente di preparare tutto in modo che quando la macchina emetterà l'ultimo fatidico nome segreto di Dio, loro siano già lontani dal monastero lungo la strada per l'aeroporto.
 E così avviene.

Da una parte un ultimo sguardo al convento dove tutto si stava concludendo con i monaci raccolti intorno al modello V e al Gran Lama nel piu' assoluto silenzio in attesa dell'ultimo santo nome, dall'altra il piccolo aereo che li attendeva per riportarli... finalmente... al loro mondo!




Tutto sembrava andare per il meglio: loro stavano per arrivare all'aeroporto e il tempo era bellissimo in una notte ormai quasi chiara, poi George girò la testa e... vide il volto pallido del suo compagno...che guardava il cielo...

Lassu' 
nel silenzio piu' assoluto
 una dopo l'altra
...
 le stelle si stavano spegnendo!!!"


"Overhead, without any fuss, the stars were going out."




A volte si incontrano racconti brevi, di una pagina o giu' di lì, che sono così affascinanti da sembrare un libro intero: è il caso per esempio di "La sentinella" di Frederic Brown (vedi post) ed è il caso di questa novella di Arthur Clarke intitolata "I nove miliardi di nomi di Dio", scritta nel 1953 agli albori dell'era informatic) (e Premio Hugo per il miglior racconto breve di fantascienza '53), ma già allora il visionario Clarke aveva intuito i poteri immensi dei computer con la loro capacità per es, di avvicinare l'uomo a Dio, realizzandone gli scopi.

Credo che dire Arthur Clarke sia per gli amanti del genere, dire fantascienza perchè è lui l'autore del notissimo mitico leggendario romanzo diventato ormai un classico "2001, Odissea nello spazio" da cui fu ricavato l'altrettanto celeberrimo e omonimo film di Stanley Kubrik.


Inventore e scrittore inglese (1917-2008), Clarke ha segnato con la sua opera tutto il '900 improntandola alla fantascienza hard, cioè basata sulla verosimiglianza scientifica.

Ora, nel racconto in questione Clarke affronta in maniera originale il tema di Dio e della sua ricerca, ma anche della solitudine dell'uomo.

Quando si parla di certa narrativa, specie fantastica e specie fantascienza, si parla di -sense of wonder- intesa come quella sensazione di meraviglia, attesa, stupore che afferra il lettore lasciandolo sospeso e intento a pensare a ciò che ha letto, insomma che oltre a farlo stupire, lo sappia anche far pensare. 
Questo è il senso che prende alla lettura di questa breve novella che ci vede come fermi, sospesi là su quella strada di montagna in mezzo all'Himalaia con lo sguardo rivolto al cielo...in un capovolgimento improvviso dei rapporti...
I tecnici i computer il mondo occidentale l'aereo erano la realtà -con i piedi per terra-... i monaci erano i pazzi tesi da piu' di 300 anni ad un progetto assurdo.. e poi improvvisamente ecco il finale a sorpresa...

Chi sono allora i pazzi?

Il sense of wonder è la sensazione piu' alta che si possa provare leggendo, anzi vivendo un racconto un romanzo e, come dice un critico:

"È qualcosa di più del semplice emozionarsi. Non è come commuoversi, arrabbiarsi, avere paura o essere disgustati. Il sense of wonder è un brivido, una sensazione improvvisa e travolgente che lascia stupefatti, è la subitanea realizzazione che il mondo non sarà più lo stesso, è il riuscire a immaginare quello che fino a un instante prima era inconcepibile, è l’osservare l’intero Universo dalla cima di un grattacielo, è… UAU!

o, cme dice il poeta di fronte alla meraviglia delle rovine di Tintern Abbey nel Galles:

"And I have felt
A presence that disturbs me with the joy
Of elevated thoughts....
ho sentito una presenza che mi disturba con la gioia di elevati pensieri...

In questo breve racconto ci sono tutti gli elementi del sense of wonder: surprise (la pazzia non era pazzia), il sublime (le stelle, le montagne, la notte incantata dell'Himalaya), il
conceptual breakthrough (la svolta concettuale finale).

Secondo me, la novella pone anche una domanda fondamentale: perchè i monaci che per 300 anni, a mano con pazienza, con saggezza con costanza hanno continuato a cercare i 9 miliardi di nome di Dio, improvvisamente sembrano aver fretta, non rinunciando al loro obiettivo ma cercando i mezzi per affrettarlo, per affrettare secondo le loro credenze la fine del mondo?

E' come se improvvisamente i lama avessero sentito gravare il peso del loro compito, non della ricerca ma del non riuscire ad arrivare in fretta alla fine... alla fine del mondo... 
Perchè? 

Fose dall'alto del loro monastero, là sulle cime dell'Himalaya hanno gettato lo sguardo un po' piu' in basso: hanno visto cos'ha fatto e cosa continua  a fare l'uomo...orrori indicibili e continuamente ripetuti...stragi...razzismo....genocidi su scale sempre piu' larghe... distruzione della Terra... abbrutimento del clima... e,  come se avessero visto la morte della speranza di redenzione, si fossero posti una domanda: vale aspettare ancora centinaia di anni per trovare con calma tutti i nomi di Dio o ormai l'uomo ha esaurito il suo tempo? E forse la risposta che si sono data li ha spinti a cercare la società informatica di New York!


Secondo la Cabbala ebraica i nomi di Dio sono 72, in una celebre poesia della Yourcenar sono 33, dal mare al mattino alla fiamma rossa del focolare, dall'erba all'odore dell'erba, dal pane al cavallo che corre libero, nel racconto di Clarke sono addirittura 9 miliardi... rimane che oggi l'umanità è sempre piu' lontana dal saperne leggere anche solo uno!

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“L'unico modo di scoprire i limiti del possibile
 è 
di oltrepassarli
 e 
finire nell'impossibile.”
(Arthur Clarke)

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